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Natura
Delibera della Giunta provinciale
Parere
Corte costituzionale
Tribunale amministrativo regionale
Circolare
Accordo di Parigi
Costituzione della Repubblica italiana
Statuto di autonomia e norme di attuazione
Legge statale o legge costituzionale
Decreto del Presidente della Provincia / della Giunta provinciale
Legge provinciale
Contratto collettivo
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In vigore al: 08/03/2017
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Sentenze della Corte costituzionale
2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 315 del 30.11.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 315 del 30.11.2009
Tutela delle acque, dell'aria e del suolo - gestione dei rifiuti - competenza statale in materia di tutela dell'ambiente
Attendere, processo in corso!
Sentenza (30 novembre) 4 dicembre 2009, n. 315; Pres. Amirante, Red. Tesauro
Ritenuto in fatto
1. – Il Presidente del Consiglio dei ministri, con ricorso notificato il 12-19 agosto 2008, depositato il successivo 20 agosto 2008, ha proposto questione di legittimità costituzionale, in via principale, dell'art. 14, commi 1, 2 e 5, dell'art. 15, commi 3, 4 e 6, e dell'art. 16, commi 1, 4, 6 e 7, della legge della Provincia autonoma di Bolzano 10 giugno 2008, n. 4 (Modifiche di leggi provinciali in vari settori e altre disposizioni), per contrasto con l'art. 117, commi primo, secondo, lettera
s
), e terzo della Costituzione e con gli articoli 8, 9 e 99 dello statuto speciale di autonomia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige).
2. – Il ricorrente premette, in linea generale, che, sebbene la Provincia autonoma di Bolzano, ai sensi dell'art. 8, comma 1, punti nn. 5 e 6, dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, sia titolare di una potestà legislativa primaria in materia di «tutela del paesaggio» e di «urbanistica» e, ai sensi dell'art. 9, punto n. 10, del medesimo statuto, di una competenza legislativa concorrente in materia di «igiene e sanità», spetta in via esclusiva allo Stato, ai sensi dell'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione la potestà di disciplinare l'ambiente nella sua interezza, secondo la giurisprudenza costituzionale. Compete, pertanto, allo Stato – ad avviso della difesa erariale – dettare le norme di tutela che hanno ad oggetto nel suo complesso l'ambiente, bene che inerisce ad un interesse di rango costituzionale primario, per il quale deve essere garantito, come prescrive il diritto comunitario, un elevato livello di tutela, inderogabile da parte delle altre normative di settore. Il ricorrente aggiunge che tale disciplina unitaria del bene complessivo “ambiente” viene a configurarsi come limite all'intervento legislativo delle Regioni e delle Province autonome nelle materie di loro competenza, essendo queste ultime vincolate al rispetto dei livelli minimi ed uniformi di tutela posti in essere dalla legislazione statale,
ex
art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione, oltre che al rispetto della normativa comunitaria di riferimento, secondo quanto disposto dall'art. 8, comma 1, dello statuto e dall'art. 117, primo comma, della Costituzione.
3. –
Sulla base di queste premesse, il ricorrente impugna, in primo luogo, l'art. 4, comma 2, della citata legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui, modificando la legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8 (Disposizioni sulle acque), provvede a definire le acque reflue urbane come «il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate e provenienti da agglomerato», in difformità con la definizione che delle acque reflue urbane detta l'art. 74, comma 1, lettera
i
), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale), secondo cui devono essere definite acque reflue urbane le «acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate e provenienti da agglomerato».
A giudizio del ricorrente, così disponendo, la citata norma lederebbe l'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione e gli artt. 8 e 9 dello statuto, di cui al d.P.R. n. 670 del 1972, in quanto, ponendosi in contrasto con la definizione che delle acque reflue urbane detta l'art. 74, comma 1, lettera
i
), del d.lgs. n. 152 del 2006, violerebbe i livelli uniformi di tutela ambientale dettati dal legislatore statale.
3.1. – Viene, poi, censurato l'art. 15, commi 3 e 4, della legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui sostituisce l'art. 5 della legge provinciale 16 marzo 2000, n. 8, in materia di autorizzazione ed esercizio degli impianti che producono emissioni in atmosfera, consentendo che il gestore metta in esercizio impianti che producono emissioni, prima che l'Agenzia provinciale per l'ambiente esegua il collaudo e rilasci l'autorizzazione. Tale disposizione determinerebbe una lesione dell'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione e degli artt. 8 e 9 dello statuto, ponendosi in contrasto sia con l'art. 269 del d.lgs. n. 152 del 2006, il quale dispone che per tutti gli impianti che producono emissioni debba essere richiesta un'autorizzazione ai sensi della parte quinta dello stesso decreto, sia con l'art. 279 del medesimo decreto, che individua una specifica sanzione per chi inizi ad installare o metta in esercizio un impianto o eserciti un'attività in assenza della prescritta autorizzazione.
3.2. – Analoghe censure sono, inoltre, rivolte nei confronti dell'art. 15, comma 6, della medesima legge provinciale n. 4 del 2008, il quale modifica l'art. 7 della legge provinciale n. 8 del 2000, stabilendo che un impianto termico possa definirsi civile quando la produzione di calore è “prevalentemente” destinata al riscaldamento di edifici o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari, in contrasto con l'art. 283, comma 1, lettera
d
), del d.lgs. n. 152 del 2006, il quale definisce come impianto termico civile «l'impianto termico la cui produzione di calore è destinata, anche in edifici ad uso non residenziale» – esclusivamente – «al riscaldamento o alla climatizzazione di ambienti o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari». A giudizio del ricorrente, la mancata riproduzione di tale esclusività contemplata dalla norma statale non solo comprometterebbe l'esigenza di uniformità di disciplina perseguita dal legislatore nazionale, ma determinerebbe “discrasie” nella regolamentazione della materia, contrarie agli scopi della legge statale in punto di sicurezza degli impianti e di controllo delle emissioni. Ciò, in quanto sarebbe sottratto dal campo di applicazione del titolo I della parte quinta del d.lgs. n. 152 del 2006, un numero elevato di impianti che, ove fossero qualificati come “termici civili”, sarebbero assoggettati alla disciplina meno rigorosa del titolo II della parte quinta del predetto decreto, non essendo tali impianti, ad esempio, assoggettabili alla preventiva autorizzazione di cui all'art. 269 del medesimo decreto, ma ad una mera denuncia di installazione o modifica.
3.3. – Il ricorrente impugna, ancora, l'art. 16, comma 1, della legge citata, il quale, sostituendo la lettera
c
) del comma 1 dell'art. 3 della legge provinciale 26 maggio 2006, n. 4, provvede a riformulare la definizione di «sottoprodotto», prescrivendo, in particolare, al punto n. 5, che «la Giunta provinciale stabilisce i criteri secondo i quali le terre e rocce da scavo sono considerati come sottoprodotti».
Tale disposizione sarebbe incostituzionale per le medesime ragioni poste a base della
sentenza n. 62 del 2008
della Corte costituzionale, ponendosi in contrasto con la direttiva 5 aprile 2006, n. 2006/12/CE (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti), «atta ad integrare il parametro per la valutazione di conformità della normativa regionale all'ordinamento comunitario, in base all'art. 117, primo comma, della Costituzione».
3.4. – Analoghe censure sono proposte, inoltre, dal ricorrente in ordine all'art. 16, comma 4, che sostituisce la lettera
b
) del comma 3 dell'art. 19 della citata legge provinciale n. 4 del 2006. La disposizione impugnata prevede l'esonero dall'obbligo di tenuta del formulario di trasporto dei rifiuti per «i trasporti di rifiuti che non eccedano la quantità di 30 chilogrammi o 30 litri al giorno, effettuati dal produttore di rifiuti stessi non a titolo professionale. In questo caso il gestore dell'impianto di trattamento deve lasciare una conferma scritta, secondo le modalità fissate dalla Giunta provinciale». Secondo il ricorrente tale norma contrasterebbe sia con l'art. 193 del d.lgs. n. 152 del 2006 che esonera dall'obbligo di tenuta del formulario soltanto «i trasporti di rifiuti non pericolosi effettuati dal produttore dei rifiuti stessi, in modo occasionale e saltuario, che non eccedano la quantità di trenta chilogrammi o di trenta litri», sia con l'art. 5, comma 3, della direttiva 12 dicembre 1991, n. 91/689/CEE (Direttiva del Consiglio relativa ai rifiuti pericolosi), il quale dispone che «i rifiuti pericolosi, qualora vengano trasferiti, devono essere accompagnati da un formulario di identificazione». Anche in questo caso, la disposizione sarebbe incostituzionale per le medesime ragioni poste a base della
sentenza n. 62 del 2008
.
3.5. – Il ricorrente impugna, altresì, l'art. 16, comma 6, della medesima legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui, aggiungendo il comma 3 all'art. 20 della legge provinciale n. 4 del 2006, in materia di Albo nazionale dei gestori ambientali, ha previsto che «Con riguardo all'obbligo ed alle modalità di iscrizione all'albo nazionale, la Giunta provinciale può emanare disposizioni per regolamentare le procedure e l'obbligo di iscrizione». Anche tale disposizione sarebbe costituzionalmente illegittima per le identiche ragioni contenute nella
sentenza n. 62 del 2008
, ponendosi in contrasto con l'art. 212 del d.lgs. n. 152 del 2006, che disciplina in maniera inderogabile i termini e le procedure di iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali, in attuazione di direttive comunitarie (art. 12 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2006/12/CE del 5 aprile 2006, relativa ai rifiuti, e, prima, art. 12 della direttiva del Consiglio 75/442/CEE del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti).
Peraltro, secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale, il settore delle professioni turistiche ricadrebbe nella materia delle «professioni» nella quale Stato e Regioni hanno competenza legislativa concorrente, ai sensi dell'art. 117, terzo comma, della Costituzione, con la conseguenza che la Regione è tenuta a legiferare nel rispetto dei principi fondamentali dettati dal legislatore nazionale, cui spetta di individuare le figure professionali, con i relativi ordinamenti didattici e l'istituzione degli albi.
3.6. – Il Presidente del Consiglio dei ministri censura, inoltre, l'art. 16, comma 7, della legge provinciale n. 4 del 2008, il quale, sostituendo l'art. 24 della più volte citata legge provinciale n. 4 del 2006, in materia di collaudo ed autorizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti, ha introdotto, con il comma 6 del testo sostituito, la previsione che: «Per lo svolgimento delle singole campagne di attività sul territorio provinciale 1'interessato, munito di autorizzazione, rilasciata anche da altre regioni, almeno quindici giorni prima dell'installazione dell'impianto deve comunicare all'Agenzia provinciale le specifiche dettagliate relative alla campagna di attività, allegando l'autorizzazione stessa e l'iscrizione all'Albo nazionale di cui all'art. 212 del d.lgs. n. 152 del 2006, nonché l'ulteriore documentazione richiesta al fine di documentare il rispetto delle norme ambientali. Decorso questo termine ovvero in presenza del nulla osta dell'Agenzia provinciale l'attività può essere iniziata».
Anche in questo caso la norma, secondo la difesa erariale, detta una disciplina difforme dal d.lgs. n. 152 del 2006, che all'art. 208 prevede un termine di sessanta giorni per la comunicazione all'Agenzia provinciale dell'installazione dell'impianto.
La disposizione provinciale sarebbe, dunque, illegittima perché in aperta violazione delle finalità perseguite dal legislatore nazionale, costituite dalla necessità che l'amministrazione possa svolgere un'efficace istruttoria ed un adeguato controllo a garanzia della tutela ambientale, concedendo ad essa un congruo lasso di tempo, oltremodo compresso dalla norma censurata.
La legge provinciale, quindi, dettando disposizioni confliggenti con la normativa nazionale vigente, espressione della potestà legislativa esclusiva statale in materia di tutela dell'ambiente di cui all'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione, nonchè con disposizioni comunitarie, in violazione dell'art. 117, primo comma, della Costituzione, eccederebbe dalle competenze provinciali di cui agli articoli 8 e 9 dello statuto speciale di autonomia di cui al d.P.R. n. 670 del 1972.
3.7. – Infine
,
la difesa erariale impugna l'art. 14, commi 1 e 5
,
della citata legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui, sostituendo il testo in lingua tedesca delle lettere
j
) e
aa
) del comma 1 dell'art. 2 della legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8, e non riportando la formulazione delle stesse in lingua italiana, violerebbe l'articolo 99 dello statuto speciale di autonomia (d.P.R. n. 670 del 1972) secondo cui la lingua italiana è la lingua ufficiale dello Stato e fa testo negli atti aventi carattere legislativo e nei casi nei quali è prevista la redazione bilingue.
4. – Si è costituita in giudizio la Provincia autonoma di Bolzano, che ha chiesto di dichiarare inammissibile e comunque infondato il ricorso proposto dalla difesa erariale.
In particolare, la resistente sostiene l'infondatezza delle censure sollevate nei confronti dell'art. 14, comma 2, della legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui definisce le acque reflue urbane come «il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate e provenienti da agglomerato», senza contemplare quale autonoma categoria le “acque reflue domestiche”, in quanto dalla stessa lettera della norma impugnata si desumerebbe che le varie categorie elencate sono considerate “anche separatamente”, con la conseguenza che anche le acque domestiche sarebbero ivi
ex se
contemplate. Non solo, ma, come specificato nella memoria depositata successivamente, avendo la norma impugnata (alla lettera
j
) distintamente previsto le acque domestiche, la censura non coglierebbe nel segno, anche in considerazione della sua genericità, poiché non specificherebbe a sufficienza come il regime riservato dalla legge provinciale alle acque domestiche sarebbe deteriore rispetto ai livelli uniformi di tutela fissati nel d.lgs. n. 152 del 2006.
Quanto all'art. 15, commi 3 e 4, poi, in materia di autorizzazione ed esercizio degli impianti che producono emissioni in atmosfera, la Provincia ritiene che la disposizione impugnata non introdurrebbe alcuna forma di autorizzazione preventiva, essendo specificamente previsto che l'Agenzia competente intervenga nel procedimento con gli opportuni controlli ai fini del collaudo e del rilascio della necessaria autorizzazione. La possibilità di procedere all'attivazione dell'impianto sarebbe, poi, comunque subordinata alla presentazione all'Agenzia competente di una dichiarazione del gestore, sottoscritta da un tecnico qualificato iscritto al relativo albo professionale, che attesta la conformità dell'impianto al progetto già approvato, previo parere vincolante della medesima Autorità, ai sensi dell'art. 4 della legge provinciale n. 8 del 2002. La previsione di un intervallo di tempo di quindici giorni tra la presentazione della domanda e l'attivazione dell'impianto consentirebbe, inoltre, all'Autorità competente di verificare la veridicità della dichiarazione, in quanto attinente ad un intervento dalla medesima già valutato e conosciuto in sede di espressione del parere di cui all'art. 4 della citata legge provinciale n. 8 del 2000.
Quanto, poi, alla questione di legittimità costituzionale sollevata nei confronti dell'art. 15, comma 4, della legge provinciale n. 4 del 2008, la resistente ne rileva, in primo luogo, l'inammissibilità, posto che non viene articolata nessuna censura nei confronti di questa specifica disposizione in relazione ai parametri richiamati. Nel merito, la difesa ritiene che, comunque, la predetta disposizione non violi il «nucleo minimo di tutela» garantito dalle previsioni statali, nella parte in cui stabilisce espressamente che l'Agenzia provinciale per l'ambiente rilasci il proprio nulla-osta all'attivazione dell'impianto, previa acquisizione della documentazione necessaria alla verifica dei requisiti tecnici richiesti dalla legge.
Anche in relazione all'art. 15, comma 6, la Provincia esclude che sia stato violato il nucleo minimo di tutela previsto dal legislatore statale. Infatti, l'estensione dell'ambito degli impianti riconducibili alla categoria degli «impianti termici civili» anche a quelli la cui produzione di calore è destinata “prevalentemente” al riscaldamento di edifici o al riscaldamento di acqua per usi igienici non determinerebbe la conseguenza dell'assoggettamento dei medesimi impianti termici civili ad un sistema di controlli e restrizioni meno pregnante. In forza dell'inserimento nell'allegato B anche degli impianti termici civili sarebbe garantito un adeguato
iter
di controllo in sede autorizzativa, posto che, ai sensi dell'art. 5 della legge provinciale n. 8 del 2000 (nel testo modificato dall'art. 15, comma 3, della legge provinciale n. 4 del 2008), gli impianti di cui agli allegati A e B sono soggetti al rilascio di autorizzazione da parte dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente.
A giudizio della resistente, sarebbero, altresì prive di fondamento le censure sollevate nei confronti dell'art. 16, comma 1, della legge provinciale n. 4 del 2008: quest'ultima disposizione, infatti, nel demandare alla Giunta provinciale il compito di individuare i criteri per la qualificazione delle terre e rocce da scavo quali sottoprodotti, avrebbe scongiurato la “presunzione” di proficua riutilizzabilità del materiale in questione ritenuta illegittima e stigmatizzata dalla
sentenza n. 62 del 2008
, subordinando viceversa alla ricorrenza di precisi presupposti, da valutarsi caso per caso, l'operatività del regime derogatorio alla disciplina in materia di rifiuti.
Anche le censure mosse nei confronti dell'art. 16, comma 4, sarebbero infondate in quanto basate su una non corretta lettura della disciplina provinciale applicabile, trascurandosi di considerare che l'allegato A alla legge provinciale n. 4 del 2006 stabilisce espressamente che «i rifiuti contrassegnati nell'elenco con un asterisco * sono rifiuti pericolosi ai sensi della direttiva 91/689/CEE relativa ai rifiuti pericolosi e ad essi si applicano le disposizioni della medesima direttiva, a condizione che non trovi applicazione l'articolo 1, paragrafo 5» della stessa, riferito ai rifiuti domestici.
Analogamente, la Provincia sostiene che le censure sollevate in relazione all'art. 16, comma 6, in materia di Albo nazionale dei gestori ambientali sarebbero fondate su un erroneo presupposto interpretativo. Tale norma – diversamente dall'art. 20, comma 2, della legge provinciale n. 4 del 2006 nella previgente formulazione, dichiarato costituzionalmente illegittimo con la
sentenza n. 62 del 2008
– non assegnerebbe, infatti, alla Giunta alcuna facoltà di regolamentare le procedure e l'obbligo di iscrizione all'albo in deroga alla disciplina statale e comunitaria di riferimento. Le censure, oltre che infondate, sarebbero anche inammissibili, posto che solo ove la Giunta, adottando le disposizioni regolamentari in esame, violasse i criteri ed i limiti che il legislatore statale ha posto ed il legislatore provinciale non ha derogato, sorgerebbe l'interesse ad attivare gli strumenti previsti dall'ordinamento al fine di censurare la relativa condotta. Del pari infondata sarebbe, poi, secondo la Provincia, la doglianza relativa al preteso travalicamento delle competenze materiali in materia di professioni, posto che l'intervento del legislatore provinciale sarebbe avvenuto nel pieno rispetto dei limiti posti dal d.lgs. n. 152 del 2006, non essendo prevista l'introduzione di alcuna disposizione in deroga a quanto dettato dal citato testo unico in punto di presupposti e procedure per l'iscrizione all'albo di cui in discorso.
Quanto, ancora, all'art. 16, comma 7, la Provincia osserva che la riduzione del termine prescritto per la formazione del silenzio-assenso all'attivazione della campagna di recupero e smaltimento rifiuti non impedirebbe che sia apprestata un'idonea tutela al bene ambiente, in quanto siffatte attività sono svolte da soggetti già autorizzati ed iscritti all'albo nazionale dei gestori ambientali. Il controllo dell'Agenzia, pertanto, andrebbe solo ad aggiungersi a quello già svolto, in sede di rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività e di ammissione all'albo da altre amministrazioni competenti, con conseguente esclusione dei profili di illegittimità costituzionale prefigurati.
Palesemente prive di fondamento sarebbero, infine, secondo la Provincia, le censure sollevate nei confronti delle norme contenute nell'art. 14, commi 1 e 5, recanti modifiche della sola traduzione, rispettivamente, in tedesco e in italiano, prima erroneamente riportata.
Considerato in diritto
1. – Il Presidente del Consiglio dei ministri dubita della legittimità costituzionale dell'art. 14, commi 1, 2 e 5, dell'art. 15, commi 3, 4 e 6 e dell'art. 16, commi 1, 4, 6 e 7, della legge della Provincia autonoma di Bolzano 10 giugno 2008, n. 4 (Modifiche di leggi provinciali in vari settori e altre disposizioni), in riferimento agli articoli 8, 9 e 99 dello statuto speciale di autonomia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige) ed all'art. 117, commi primo, secondo, lettera
s
), e terzo della Costituzione.
Tali norme – che intervengono a modificare precedenti leggi provinciali inerenti, essenzialmente, alle materie della «tutela del paesaggio» e dell'«urbanistica», di competenza provinciale primaria ai sensi dell'art. 8, comma 1, punti nn. 5 e 6, dello statuto speciale, nonché alla materia della «igiene e sanità», che l'art. 9, punto n. 10, del medesimo statuto attribuisce alla competenza legislativa provinciale concorrente –sarebbero costituzionalmente illegittime, in quanto in contrasto con i livelli minimi ed uniformi di tutela dell'ambiente fissati dal legislatore statale, oltre che, in alcuni casi, con la normativa comunitaria di riferimento.
2. – In particolare, il ricorrente censura, in primo luogo, l'art. 14, comma 2, della citata legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui, modificando la legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8 (Disposizioni sulle acque), provvede a definire le acque reflue urbane come «il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate e provenienti da agglomerato». Così disponendo la norma si porrebbe in contrasto con gli artt. 8 e 9 dello statuto e con l'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione, dettando una definizione di acque reflue urbane difforme da quella posta dall'art. 74, comma 1, lettera
i
), del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (Norme in materia ambientale), come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale), secondo la quale sono acque reflue urbane le «acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate e provenienti da agglomerato».
A giudizio del ricorrente, il fatto che la citata disposizione non consideri autonomamente la categoria delle «acque reflue domestiche», come invece imporrebbe la normativa statale, muterebbe la specifica disciplina cui sono assoggettate le stesse, sottraendo queste ultime ai vincoli ed al regime riservato alle acque reflue urbane, in specie con riguardo al controllo dei valori ed al meccanismo autorizzatorio, di cui agli artt. 101, commi 1 e 2, e 124 del d.lgs. n. 152 del 2006.
2.1. – La questione è inammissibile.
2.2. – La censura in esame appare proposta in termini assolutamente generici, non essendo precisato sotto quali aspetti la disciplina provinciale delle acque reflue domestiche appresterebbe un livello di tutela dell'ambiente inferiore rispetto ai livelli uniformi stabiliti dalla normativa statale. Non risultano, infatti, conclusivi al riguardo i riferimenti agli artt. 101, commi 1 e 2, e 124 del d.lgs. n. 152 del 2006, poiché, quanto al regime autorizzatorio, viene previsto, espressamente, al comma 4 dell'art. 124, che «in deroga al comma 1, gli scarichi di acque reflue domestiche in reti fognarie sono sempre ammessi nell'osservanza dei regolamenti fissati dal gestore del servizio idrico integrato ed approvati dall'Autorità d'ambito», in contrasto con quanto asserito dal ricorrente. Quanto ai valori limite, poi, l'art. 101 dispone che: «le regioni, nell'esercizio della loro autonomia, tenendo conto dei carichi massimi ammissibili e delle migliori tecniche disponibili, definiscono i valori-limite di emissione, diversi da quelli di cui all'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, sia in concentrazione massima ammissibile sia in quantità massima per unità di tempo in ordine ad ogni sostanza inquinante e per gruppi o famiglie di sostanze affini. Le regioni non possono stabilire valori limite meno restrittivi di quelli fissati nell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto […]», e la disciplina provinciale (segnatamente, ad esempio, all'art. 33) si fa carico di assicurare il rispetto di questi limiti
.
3. – Prima di esaminare le altre questioni nel merito, è opportuno ricordare che secondo la giurisprudenza di questa Corte (
sentenza n. 225 del 2009
) la materia “tutela dell'ambiente” ha un contenuto allo stesso tempo oggettivo, in quanto riferito ad un bene, “l'ambiente” (sentenze
n. 367
e
n. 378 del 2007
;
n. 12 del 2009
), e finalistico, perché tende alla migliore conservazione del bene stesso (vedi sentenze
n. 104 del 2008
;
n. 10
,
n. 30
e
n. 220 del 2009
).
In ragione di ciò, sullo stesso bene “ambiente” concorrono diverse competenze, che restano distinte fra loro perseguendo, autonomamente, le loro specifiche finalità attraverso la previsione di diverse discipline. Infatti, da una parte sono affidate allo Stato la tutela e la conservazione dell'ambiente, mediante la fissazione di livelli «adeguati e non riducibili di tutela» (
sentenza n. 61 del 2009
); dall'altra compete alle Regioni, nel rispetto dei livelli di tutela fissati dalla disciplina statale (sentenze
n. 62
e
n. 214 del 2008
), di esercitare le proprie competenze, dirette essenzialmente a regolare la fruizione dell'ambiente, evitando compromissioni o alterazioni dell'ambiente stesso. In questo senso è stato affermato che la competenza statale, allorché sia espressione della tutela dell'ambiente, costituisce “limite” all'esercizio delle competenze regionali (sentenze
n. 180
e
n. 437 del 2008
, nonché
n. 164 del 2009
).
È stato altresì precisato che le Regioni non devono violare i livelli di tutela dell'ambiente posti dallo Stato; tuttavia, nell'esercizio delle loro competenze, possono fissare livelli di tutela più elevati (sentenze
n. 225 del 2009
,
n. 104 del 2008
,
n. 12
,
n. 30
e
n. 61 del 2009
), così incidendo, in modo indiretto, sulla tutela dell'ambiente.
4. – Sulla base di tali premesse, può passarsi all'esame nel merito delle ulteriori censure.
4.1. – È stato impugnato l'art. 15, commi 3 e 4, nella parte in cui, dettando norme in materia di autorizzazione ed esercizio degli impianti che producono emissioni in atmosfera, stabilisce: che il gestore dell'impianto presenti all'Agenzia provinciale per l'ambiente, almeno quindici giorni prima della messa in esercizio, la domanda di autorizzazione alle emissioni, indicando la data di entrata in esercizio dell'impianto; che la domanda debba essere corredata da una dichiarazione del gestore che attesti la conformità dell'impianto realizzato con il progetto precedentemente approvato ai sensi dell'art. 4 della citata legge provinciale n. 8 del 2000; che la presentazione di tale documentazione consente l'entrata in esercizio degli impianti; che successivamente, l'Agenzia provinciale per l'ambiente, entro novanta giorni dall'entrata in esercizio degli impianti, esegua il collaudo e rilasci l'autorizzazione alle emissioni.
Il ricorrente ritiene che siffatte disposizioni violino gli art. 8 e 9 dello statuto e l'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione, in quanto si pongono in contrasto sia con l'art. 269 del d.lgs. n. 152 del 2006, il quale dispone che per tutti gli impianti che producono emissioni deve essere richiesta un'autorizzazione, ai sensi della parte quinta dello stesso decreto, sia con l'art. 279 del medesimo d.lgs. n. 152 del 2006, che individua una specifica sanzione per chi inizi ad installare o metta in esercizio un impianto o eserciti un'attività in assenza della prescritta autorizzazione.
4.2. – In via preliminare, deve essere dichiarata infondata l'eccezione di inammissibilità sollevata dalla Provincia in ordine alle censure sollevate nei confronti, in particolare, del comma 4 del citato art. 15 per difetto di motivazione sulla non manifesta infondatezza.
Dal tenore del ricorso emerge, infatti, chiaramente che il richiamo dei commi 3 e 4 del predetto art. 15 in realtà è frutto di un errore materiale poiché le censure sono riferite ai commi 3 e 4 dell'art. 5 della legge provinciale 16 marzo 2000, n. 8, come modificato dal comma 3 dell'art. 15.
4.2.1. – Nel merito, la questione proposta nei confronti del comma 3 dell'art. 15 è fondata.
Questa Corte, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale dell'art. 269 del d.lgs. 152 del 2006, ha affermato che la disciplina statale concernente il rilascio dell'autorizzazione in esame risponde all'esigenza di «articolare unitariamente tale attività secondo principi che assicurino l'osservanza dei criteri stabiliti dalla normativa nazionale» (
sentenza n. 250 del 2009
) e quindi vincola il legislatore regionale. Pertanto, posto che la citata norma statale impone che l'autorizzazione preceda la messa in esercizio dell'impianto e che tale previsione costituisce un livello uniforme di tutela dell'ambiente, dettato dunque in materia di competenza esclusiva dello Stato, è costituzionalmente illegittima la norma provinciale in esame che deroga ad essa, consentendo al gestore di mettere in esercizio impianti che producono emissioni, prima che l'Agenzia provinciale per l'ambiente esegua il collaudo e rilasci l'autorizzazione alle emissioni. Né può ritenersi che, alla luce di quanto stabilito dal legislatore statale, la prescritta autorizzazione possa essere sostituita dalla mera dichiarazione del gestore, sottoscritta da un tecnico qualificato iscritto al relativo albo professionale, di conformità dell'impianto al progetto già approvato, non assicurando la predetta dichiarazione un equivalente livello di tutela dell'ambiente.
5. – Il ricorrente censura, poi, sulla base di analoghi argomenti, l'art. 15, comma 6, il quale modifica l'art. 7 della legge provinciale n. 8 del 2000, stabilendo che un impianto termico possa definirsi civile quando la produzione di calore è “prevalentemente” destinata al riscaldamento di edifici o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari. La norma statale di riferimento, costituita dall'art. 283, comma 1, lettera
d
), del d.lgs. n. 152 del 2006 definisce, invece, come impianto termico civile «l'impianto termico la cui produzione di calore è destinata, anche in edifici ad uso non residenziale, al riscaldamento o alla climatizzazione di ambienti o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari».
La richiamata disposizione statale non contemplerebbe, dunque, per i suddetti impianti, alcun utilizzo del calore prodotto per fini diversi dal riscaldamento e dalla climatizzazione di ambienti o dal riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari. A giudizio del ricorrente, la mancata riproduzione da parte della norma provinciale di tale esclusività contemplata dalla norma statale, non solo comprometterebbe l'esigenza di uniformità di disciplina perseguita dal legislatore nazionale, ma determinerebbe “discrasie” nella regolamentazione della materia, contrarie agli scopi della legge nazionale in punto di sicurezza degli impianti e di controllo delle emissioni. Ciò, in quanto sarebbe sottratto dal campo di applicazione del titolo I della parte quinta del d.lgs. n. 152 del 2006, un numero elevato di impianti che, ove fossero qualificati come impianti “termici civili”, sarebbero soggetti alla disciplina meno rigorosa del titolo II della parte quinta, non essendo tali impianti, ad esempio, assoggettabili alla preventiva autorizzazione di cui all'art. 269, ma ad una mera denuncia di installazione o modifica.
5.1.– La questione è fondata.
La disciplina contenuta nella norma provinciale impugnata, nella parte in cui qualifica come impianti termici civili anche quelli la cui produzione di calore è “prevalentemente” destinata al riscaldamento di edifici o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari, si pone chiaramente in contrasto con quella statale, in quanto in tal modo esclude dal regime autorizzatorio di cui all'art. 284 del Codice dell'ambiente non solo quegli impianti destinati ai soli usi indicati dall'art. 283 del medesimo Codice, ma anche quelli che, sia pure in misura non prevalente, siano destinati ad usi diversi. Si delinea, in altri termini, in ambito provinciale, per un numero elevato di impianti, ricondotti alla categoria degli impianti termici civili, un regime diverso da quello definito dalla legislazione statale, costituito dalla mera denuncia di installazione o modifica, evidentemente lesivo di quel livello uniforme di tutela assicurato dal legislatore statale mediante la prescrizione della preventiva autorizzazione.
6. – È, altresì, impugnato l'art. 16, comma 1, della legge provinciale n. 4 del 2008, il quale, sostituendo la lettera
c
) del comma 1 dell'art. 3 della legge provinciale 26 maggio 2006, n. 4, provvede a riformulare la definizione di «sottoprodotto», disponendo, in particolare, al punto n. 5, che «la Giunta provinciale stabilisce i criteri secondo i quali le terre e rocce da scavo sono considerati come sottoprodotti».
Tale disposizione sarebbe illegittima per le medesime ragioni poste a base della
sentenza n. 62 del 2008
, ponendosi in contrasto con la direttiva 5 aprile 2006, n. 2006/12/CE (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti), e, per ciò stesso, con l'art. 117, primo comma, della Costituzione.
6.1. – La questione è fondata.
La citata norma provinciale, nella parte in cui attribuisce alla Giunta provinciale il compito di provvedere alla definizione dei cosiddetti sottoprodotti, senza individuare precisi criteri o vincoli, si pone in contrasto con la direttiva del 5 aprile 2006, n. 2006/12/CE, in quanto sottrae alla nozione di rifiuto taluni residui che invece corrispondono alla definizione sancita dall'art. 1, lettera
a
), della medesima, in violazione degli artt. 11 e 117, primo comma, della Costituzione (
sentenza n. 62 del 2008
).
7. – Analoghe censure sono proposte, inoltre, dal ricorrente in ordine all'art. 16, comma 4, che sostituisce la lettera
b
) del comma 3 dell'art. 19 della citata legge provinciale n. 4 del 2006. La disposizione impugnata prevede l'esonero dall'obbligo di tenuta del formulario di trasporto dei rifiuti per «i trasporti di rifiuti che non eccedano la quantità di 30 chilogrammi o 30 litri al giorno, effettuati dal produttore di rifiuti stessi non a titolo professionale. In questo caso il gestore dell'impianto di trattamento deve lasciare una conferma scritta, secondo le modalità fissate dalla Giunta provinciale».
Secondo il ricorrente tale norma contrasterebbe sia con l'art. 193 del d.lgs. n. 152 del 2006, che esonera dall'obbligo di tenuta del formulario soltanto «i trasporti di rifiuti non pericolosi effettuati dal produttore dei rifiuti stessi, in modo occasionale e saltuario, che non eccedano la quantità di trenta chilogrammi o di trenta litri», sia con l'art. 5, comma 3, della direttiva 12 dicembre 1991, n. 91/689/CEE (Direttiva del Consiglio relativa ai rifiuti pericolosi), il quale dispone che «i rifiuti pericolosi, qualora vengano trasferiti, devono essere accompagnati da un formulario di identificazione».
Anche in questo caso, si imporrebbe una pronuncia di illegittimità costituzionale sulla base dei medesimi argomenti impiegati nella
sentenza n. 62 del 2008
, nella quale questa Corte ha affermato che il legislatore statale ha istituito un regime più rigoroso di controlli sul trasporto dei rifiuti pericolosi, in ragione della loro specificità e in attuazione degli obblighi assunti in ambito comunitario, ed ha precisato che il formulario d'identificazione, strumento indicato dall'art. 5, comma 3, della citata direttiva 91/689/CEE – in mancanza del quale la legge statale, ove i rifiuti siano pericolosi, commina sanzioni penali – consente di controllare costantemente il trasporto dei rifiuti, onde evitare che questi siano avviati per destinazioni ignote.
7.1. – Preliminarmente, occorre dare atto che la norma provinciale censurata è stata, successivamente alla proposizione del ricorso, modificata dall'art. 31 della
legge provinciale 9 aprile 2009, n. 1
(Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009 e per il triennio 2009-2011 - Legge finanziaria 2009) in senso satisfattivo: il testo attualmente vigente dell'art. 19, comma 3, della legge provinciale n. 4 del 2006, infatti, esonera dall'obbligo di tenuta del formulario i «trasporti di rifiuti speciali non pericolosi che non eccedano la quantità di 30 chilogrammi o di 30 litri, effettuati dal produttore dei rifiuti stesso. In questo caso il gestore dell'impianto di trattamento deve rilasciare una conferma scritta, secondo le modalità fissate dalla Giunta provinciale».
Tuttavia, la mancata dimostrazione della non avvenuta applicazione della norma censurata nel periodo precedente alla entrata in vigore della citata modifica impedisce di dichiarare la cessazione della materia del contendere.
7.2. – Nel merito, la questione di legittimità costituzionale dell'art. 16, comma 4, è fondata.
L'art. 19, comma 3, lettera
b
), della legge provinciale n. 4 del 2006, come modificato dall'art. 16, comma 4, della legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui stabilisce che l'obbligo di tenuta del formulario non è prescritto «ai trasporti di rifiuti che non eccedano la quantità di 30 chilogrammi o di 30 litri al giorno, effettuati dal produttore dei rifiuti stesso non a titolo professionale […]», si pone in aperto contrasto sia con il predetto art. 193 del Codice dell'ambiente, il quale esonera dall'obbligo di tenuta del formulario soltanto «i trasporti di rifiuti non pericolosi effettuati dal produttore dei rifiuti stessi, in modo occasionale e saltuario, che non eccedano la quantità di trenta chilogrammi o di trenta litri», sia con l'art. 5, comma 3, della direttiva 12 dicembre 1991, n. 91/689/CEE, il quale dispone che «i rifiuti pericolosi, qualora vengano trasferiti, devono essere accompagnati da un formulario di identificazione». Detta norma è, pertanto, lesiva degli artt. 8 e 9 dello statuto, nonché dell'art. 117, primo comma e secondo comma, lettera
s
), della Costituzione.
8. – Il Presidente del Consiglio dei ministri impugna, inoltre, l'art. 16, comma 6, nella parte in cui, aggiungendo il comma 3, all'art. 20, della legge provinciale n. 4 del 2006, in materia di Albo nazionale dei gestori ambientali, ha previsto che «Con riguardo all'obbligo ed alle modalità di iscrizione all'albo nazionale, la Giunta provinciale può emanare disposizioni per regolamentare le procedure e l'obbligo di iscrizione».
Anche tale disposizione sarebbe, secondo il ricorrente, costituzionalmente illegittima per le identiche ragioni indicate nella
sentenza n. 62 del 2008
, ponendosi essa in contrasto con l'art. 212 del d.lgs. n. 152 del 2006, che disciplina in maniera inderogabile le procedure e i termini di iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali, in attuazione di direttive comunitarie (art. 12 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 5 aprile 2006, n. 2006/12/CE, relativa ai rifiuti; art. 12 della direttiva del Consiglio 15 luglio 1975, n. 75/442/CEE relativa ai rifiuti).
Peraltro, tale norma provinciale sarebbe lesiva anche dell'art. 117, comma terzo, della Costituzione, incidendo in tema di professioni, materia nella quale Stato e Regioni hanno competenza legislativa concorrente, con la conseguenza che la Regione è tenuta a legiferare nel rispetto dei principi fondamentali dettati dal legislatore nazionale, cui spetta di individuare le figure professionali, con i relativi ordinamenti didattici e l'istituzione degli albi.
8.1. – La questione di legittimità costituzionale dell'art. 16, comma 6, della legge provinciale n. 4 del 2008 è fondata, in riferimento agli artt. 8 e 9 dello statuto, nonché all'art. 117, primo comma, e secondo comma, lettera
s
), della Costituzione.
La norma provinciale impugnata, attribuendo alla Giunta la determinazione delle condizioni per l'iscrizione all'Albo, in ogni caso finisce per sostituire alla normativa nazionale l'atto della Giunta, in violazione della competenza statale esclusiva esercitata con l'art. 212 del d.lgs. n. 152 del 2006, che ha disciplinato in maniera inderogabile procedure e termini di iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali, peraltro in adempimento degli obblighi comunitari contenuti nella citata direttiva 5 aprile 2006, n. 2006/12/CE.
Deve, pertanto, dichiararsi l'illegittimità costituzionale dell'art. 16, comma 6, della legge provinciale n. 4 del 2008, per violazione degli artt. 8 e 9 dello statuto e dell'art. 117, commi primo e secondo, lettera
s
), e terzo della Costituzione.
Resta assorbita l'ulteriore censura proposta in relazione all'art. 117, terzo comma, della Costituzione.
9. – È, poi, impugnato l'art. 16, comma 7, della legge provinciale n. 4 del 2008, il quale, dettato in sostituzione dell'art. 24 della più volte citata legge provinciale n. 4 del 2006, in materia di collaudo ed autorizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti, ha previsto al comma 6 che: «Per lo svolgimento delle singole campagne di attività sul territorio provinciale 1'interessato, munito di autorizzazione, rilasciata anche da altre regioni, almeno quindici giorni prima dell'installazione dell'impianto deve comunicare all'Agenzia provinciale le specifiche dettagliate relative alla campagna di attività, allegando l'autorizzazione stessa e l'iscrizione all'Albo nazionale di cui all'art. 212 del d.lgs. n. 152 del 2006, nonché l'ulteriore documentazione richiesta al fine di documentare il rispetto delle norme ambientali. Decorso questo termine ovvero in presenza del nulla osta dell'Agenzia provinciale l'attività può essere iniziata».
Anche in questo caso la norma, secondo la difesa erariale, sarebbe costituzionalmente illegittima in quanto, recando una disciplina difforme rispetto a quella contenuta nel d.lgs. n. 152 del 2006, che all'art. 208 prevede un termine di sessanta giorni per la comunicazione all'Agenzia provinciale dell'installazione dell'impianto, si porrebbe in contrasto con la normativa nazionale vigente, espressione della potestà legislativa esclusiva statale in materia di tutela dell'ambiente di cui all'art. 117, secondo comma, lettera
s
), della Costituzione, nonché con disposizioni comunitarie, in violazione dell'art. 117, primo comma, della Costituzione, eccedendo dalle competenze provinciali di cui agli articoli 8 e 9 dello statuto.
La disposizione provinciale sarebbe, dunque, illegittima perché in aperta violazione delle finalità perseguite dal legislatore nazionale, costituite dalla necessità che l'amministrazione possa svolgere un'efficace istruttoria ed un adeguato controllo a garanzia della tutela ambientale, concedendo ad essa un congruo lasso di tempo, oltremodo compresso dalla norma censurata.
9.1. – La questione è fondata.
La norma provinciale impugnata stabilisce, infatti, un termine per la formazione del silenzio-assenso per l'inizio della campagna di recupero e smaltimento rifiuti assai più breve di quello fissato dal legislatore statale, in evidente violazione di un livello di tutela dell'ambiente uniforme, indicato anche in adempimento di vincoli comunitari.
Tale abbreviazione del termine, peraltro, altera il rapporto fra i due interessi che il termine stesso è destinato a soddisfare e cioè quello dell'amministrazione all'esercizio del controllo preventivo e quello dell'interessato ad ottenere l'autorizzazione in tempi ragionevoli, in un modo che risulta lesivo dell'interesse pubblico alla tutela dell'ambiente, in violazione dei predetti parametri.
10. – Il Presidente del Consiglio dei ministri censura, infine, le norme contenute nell'art. 14, commi 1 e 5, della legge provinciale n. 4 del 2008, nella parte in cui, sostituendo il testo in lingua tedesca delle lettere
j
) e
aa
) del comma 1 dell'art. 2 della legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8, e non riportando la formulazione delle stesse in lingua italiana, violerebbero l'articolo 99 dello statuto speciale di autonomia (d.P.R. n. 670 del 1972) secondo cui la lingua italiana è la lingua ufficiale dello Stato e fa testo negli atti aventi carattere legislativo e nei casi nei quali è prevista la redazione bilingue.
10.1. – La questione non è fondata.
È di tutta evidenza che, diversamente da quanto sostenuto dal ricorrente, la norma impugnata, come tutta la legge provinciale n. 4 del 2008, risulta pubblicata in entrambe le lingue, ivi comprese le modifiche ai testi in tedesco di cui ai commi 1 e 5 dell'art. 14 impugnato, così come, al comma 4, in entrambe le lingue è redatto il testo della modifica. Trattandosi, in ambedue i casi, di modifiche della sola traduzione, rispettivamente, in tedesco e in italiano, la redazione nella diversa lingua riporta il nuovo testo nella lingua su cui va ad incidere.
Per questi motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, commi 3 e 6, e dell'articolo 16, commi 1, 4, 6 e 7 della legge della Provincia autonoma di Bolzano 10 giugno 2008, n. 4 (Modifiche di leggi provinciali in vari settori e altre disposizioni);
dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 14, comma 2, della citata legge provinciale n. 4 del 2008, promosse, in relazione agli articoli 8 e 9 dello statuto speciale ed all'art. 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, con il ricorso indicato in epigrafe;
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 14, commi 1 e 5, della citata legge provinciale n. 4 del 2008, promossa, in relazione all'articolo 99 dello statuto speciale di autonomia, con il ricorso indicato in epigrafe.
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Norme costituzionali
1) ACCORDO DI PARIGI
2) Costituzione della Repubblica Italiana
3) Decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670
3) Legge 11 marzo 1972, n. 118
4) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 20 gennaio 1973, n. 48
5) Decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 1973, n. 115
6) Decreto del Presidente della Repubblica 1° febbraio 1973, n. 49
7) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 1° febbraio 1973, n. 50
8) Decreto del Presidente della Repubblica 1° novembre 1973, n. 686
9) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 1° novembre 1973, n. 687
10) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 1° novembre 1973, n. 689
11) Decreto del Presidente della Repubblica 1° novembre 1973, n. 690
12) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 1° novembre 1973, n. 691 —
13) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 22 marzo 1974, n. 278
14) Decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1974, n. 279
15) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 22 marzo 1974, n. 280 —
16) Decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1974, n. 381
17) Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 469
18) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 marzo 1975, n. 470
19) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 marzo 1975, n. 471 —
20) Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 472
21) Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 473
22) Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 474
23) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 marzo 1975, n. 475 —
24) Decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752
25) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 marzo 1977, n. 234
Art. 1
Art. 2
Art. 3
Art. 4
Art. 5
Art. 6
26) Decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1977, n. 235
27) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 ottobre 1977, n. 846
28) Decreto del Presidente della Repubblica 6 gennaio 1978, n. 58
29) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 31 luglio 1978, n. 570
30) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 31 luglio 1978, n. 571
31) Decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1978, n. 1017
32) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 gennaio 1980, n. 197 —
33) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 24 marzo 1981, n. 215
34) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 24 marzo 1981, n. 217
35) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 24 marzo 1981, n. 228
36) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 29 aprile 1982, n. 327 —
37) Decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 1983, n. 89
38) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 21 marzo 1983
39) Decreto del Presidente della Repubblica 6 aprile 1984, n. 426
40) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 novembre 1987, n. 511
41) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 19 novembre 1987, n. 521
42) Decreto del Presidente della Repubblica 19 novembre 1987, n. 526
43) Decreto del Presidente della Repubblica 19 novembre 1987, n. 527
44) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 luglio 1988, n. 301 —
45) Decreto del Presidente della Repubblica15 luglio 1988, n. 305
46) Decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 574
47) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 luglio 1988, n. 575
48) Legge 30 novembre 1989, n. 386
49) Decreto legislativo 13 settembre 1991, n. 310
50) Decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 265
51) Decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 266
52) DECRETO LEGISLATIVO 16 marzo 1992, n. 267 —
53) Decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 268
54) Decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 133
56) DECRETO LEGISLATIVO 21 settembre 1995, n. 429
57) Decreto legislativo 24 luglio 1996, n. 434
58) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 22 novembre 1996
59) DECRETO LEGISLATIVO 9 settembre 1997, n. 354
60) DECRETO LEGISLATIVO 21 dicembre 1998, n. 495 —
61) DECRETO LEGISLATIVO 11 novembre 1999, n. 463
63) LEGGE COSTITUZIONALE 31 gennaio 2001, n. 2
64) Decreto legislativo 1° marzo 2001, n. 113
65) Decreto legislativo 16 maggio 2001, n. 260
66) Decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 280
67) Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3
68) DECRETO LEGISLATIVO 11 giugno 2002, n. 139
69) Decreto legislativo 15 aprile 2003, n. 118
70) DECRETO LEGISLATIVO 23 maggio 2005, n. 99
71) Decreto legislativo 6 giugno 2005, n. 120
72) DECRETO LEGISLATIVO 13 giugno 2005, n. 124
73) DECRETO LEGISLATIVO 12 aprile 2006, n. 168
74) Decreto legislativo 25 luglio 2006, n. 245
75) Decreto legislativo 21 maggio 2007, n. 83
76) Legge 23 dicembre 2009 , n. 191
77) Decreto legislativo 19 novembre 2010 , n. 252
78) Decreto legislativo 21 gennaio 2011 , n. 11
79) Decreto legislativo 19 maggio 2011 , n. 92
80) Decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 166
81) Decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 172
82) Decreto legislativo 13 settembre 2012, n. 170
83) Decreto legislativo 5 marzo 2013, n. 28
84) Legge 23 dicembre 2014, n. 190
85) Decreto legislativo 29 aprile 2015, n. 75
86) Decreto legislativo 29 aprile 2015, n. 76
87) Decreto legislativo 13 gennaio 2016, n. 14
88) Decreto legislativo 4 novembre 2015, n. 186
Art. 1
Art. 2
Art. 3
89) Decreto legislativo 3 marzo 2016, n. 43
90) Decreto legislativo 3 marzo 2016, n. 46
91) Decreto legislativo 6 aprile 2016, n. 51
92) Decreto legislativo 7 luglio 2016, n. 146
93) Decreto legislativo 11 dicembre 2016, n. 239
94) Decreto legislativo 11 dicembre 2016, n. 240
95) Decreto legislativo 7 febbraio 2017, n. 16
Normativa provinciale
I Alpinismo
II Lavoro
III Miniere
IV Comuni e comunità comprensoriali
A Comuni
B Comunità comprensoriali
V Formazione professionale
VI Difesa del suolo - opere idrauliche
VII Energia
VIII Finanze
IX Turismo e industria alberghiera
X Assistenza e beneficenza
XI Esercizi pubblici
XII Usi civici
XIII Ordinamento forestale
XIV Igiene e sanità
XV Utilizzazione acque pubbliche
XVI Commercio
XVII Artigianato
XVIII Libro fondiario e catasto
XIX Caccia e pesca
XX Protezione antincendi e civile
XXI Scuole materne
XXII Cultura
XXIII Uffici provinciali e personale
XXIV Tutela del paesaggio e dell' ambiente
XXV Agricoltura
XXVI Apprendistato
XXVII Fiere e mercati
XXVIII Lavori pubblici, servizi e forniture
XXIX Spettacoli pubblici
XXX Territorio e paesaggio
A
B
C
D
E
F
G
H
I
a) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA PROVINCIALE 13 luglio 1993, n. 26
a) LEGGE PROVINCIALE 22 maggio 1978, n. 23
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z
XXXI Contabilità
XXXII Sport e tempo libero
XXXIII Viabilità
XXXIV Trasporti
A Disciplina delle linee di trasporto funiviario
a) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA 8 maggio 2001, n. 21
b) Legge provinciale 30 gennaio 2006, n. 1
B Provvedimenti per la costruzione e la gestione di impianti funiviari
C Provvedimenti per il trasporto di persone su strada
D Disposizioni varie
a) Legge provinciale 19 agosto 1988, n. 34
b) Legge provinciale 19 agosto 1988, n. 37
c) LEGGE PROVINCIALE 23 ottobre 1991, n. 28 —
d) Legge provinciale 23 giugno 1992, n. 22
e) Legge provinciale 13 marzo 1995, n. 5
f) LEGGE PROVINCIALE 29 gennaio 1996, n. 2 —
g) LEGGE PROVINCIALE 14 agosto 1996, n. 18
h) LEGGE PROVINCIALE 7 aprile 1997, n. 6 —
h) LEGGE PROVINCIALE 14 agosto 1996, n. 18
i) Decreto del Presidente della Provincia 2 settembre 2009 , n. 40
j) Decreto del Presidente della Provincia 10 luglio 2014, n. 24
XXXV Istruzione
XXXVI Patrimonio
XXXVII Attività economiche
XXXVIII Edilizia abitativa agevolata
XXXIX Leggi di contenuto vario (Omnibus)
Delibere della Giunta provinciale
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Delibera N. 74 del 19.01.2009
Delibera N. 2 del 12.01.2009
Delibera N. 135 del 19.01.2009
Delibera N. 189 del 26.01.2009
Delibera N. 278 del 02.02.2009
Delibera N. 331 del 09.02.2009
Delibera N. 333 del 09.02.2009
Delibera N. 478 del 16.02.2009
Delibera N. 625 del 09.03.2009
Delibera N. 755 del 16.03.2009
Delibera N. 829 del 23.03.2009
Delibera N. 922 del 30.03.2009
Delibera N. 1150 del 27.04.2009
Delibera N. 1195 del 27.04.2009
Delibera 27 aprile 2009, n. 1181
Delibera N. 1196 del 27.04.2009
Delibera 4 maggio 2009, n. 1257
Delibera 4 maggio 2009, n. 1264
Delibera N. 1273 del 04.05.2009
Delibera N. 1274 del 04.05.2009
Delibera N. 1438 del 25.05.2009
Delibera N. 1440 del 25.05.2009
Delibera N. 1508 del 08.06.2009
Delibera N. 1510 del 08.06.2009
Delibera N. 1544 del 08.06.2009
Delibera N. 1572 del 08.06.2009
Delibera 15 giugno 2009, n. 1600
Delibera N. 1588 del 08.06.2009
Delibera N. 1605 del 15.06.2009
Delibera N. 1853 del 13.07.2009
Delibera N. 1816 del 06.07.2009
Delibera N. 1829 del 13.07.2009
Delibera N. 1958 del 27.07.2009
Delibera N. 1977 del 13.08.2009
Delibera N. 2049 del 13.08.2009
Delibera N. 2209 del 07.09.2009
Delibera N. 2201 del 07.09.2009
Delibera 14 settembre 2009, n. 2264
Delibera N. 2321 del 21.09.2009
Delibera N. 989 del 06.04.2009
Delibera N. 1027 del 06.04.2009
Delibera N. 2325 del 21.09.2009
Delibera N. 2398 del 28.09.2009
Delibera N. 1060 del 14.04.2009
Delibera 28 settembre 2009, n. 2406
Delibera N. 2510 del 19.10.2009
Delibera N. 2740 del 09.11.2009
Delibera N. 2717 del 09.11.2009
Delibera N. 2756 del 16.11.2009
Delibera N. 2780 del 16.11.2009
Delibera N. 2789 del 16.11.2009
Delibera Nr. 2800 vom 23.11.2009
Beschluss N. 2913 del 14.12.2009
Delibera N. 2916 del 14.12.2009
Delibera N. 2978 del 14.12.2009
Delibera N. 3088 del 21.12.2009
Delibera N. 3167 del 30.12.2009
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Corte costituzionale - Sentenza N. 132 del 04.05.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 196 del 24.06.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 209 del 08.07.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 213 del 08.07.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 226 del 14.07.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 253 del 23.07.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 296 del 04.11.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 315 del 30.11.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 323 del 30.11.2009
Corte costituzionale - sentenza 2 dicembre 2009, n. 328
Corte costituzionale - Sentenza N. 334 del 14.12.2009
Corte costituzionale - Sentenza N. 341 del 16.12.2009
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Sentenze T.A.R.
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Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 7. Jänner 2009, Nr. 2
TAR di Bolzano - Sentenza 6 gennaio 2009, n. 6
TAR di Bolzano - Sentenza 26 gennaio 2009, n. 20
TAR di Bolzano - Sentenza 27 gennaio 2009, n. 24
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 29. Januar 2009, Nr. 29
TAR di Bolzano - Sentenza 9 febbraio 2009, n. 41
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 12. Februar 2009, Nr. 45
TAR di Bolzano - Sentenza 13 febbraio 2009, n. 49
TAR di Bolzano - Sentenza 17 febbraio 2009, n. 57
TAR di Bolzano - Sentenza 20 febbraio 2009, n. 62
TAR di Bolzano - Sentenza 27 febbraio 2009, n. 71
TAR di Bolzano - Sentenza 10 marzo 2009, n. 82
TAR di Bolzano - Sentenza 30 marzo 2009, n. 115
TAR di Bolzano - Sentenza 8 marzo 2009, n. 121
TAR di Bolzano - Sentenza 15 aprile 2009, n. 133
TAR di Bolzano - Sentenza 15 aprile 2009, n. 136
TAR di Bolzano - Sentenza 21 aprile 2009, n. 146
TAR di Bolzano - Sentenza 22 aprile 2009, n. 152
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 7. Mai 2009, Nr. 178
TAR di Bolzano - Sentenza 7 maggio 2009, n. 179
TAR di Bolzano - Sentenza 30 maggio 2009, n. 212
TAR di Bolzano - Sentenza 3 giugno 2009, n. 215
TAR di Bolzano - Sentenza 23 giugno 2009, n. 226
TAR di Bolzano - Sentenza 24 giugno 2009, n. 227
TAR di Bolzano - Sentenza 8 luglio 2009, n. 256
TAR di Bolzano - Sentenza 16 luglio 2009, n. 270
TAR di Bolzano - Sentenza 16 luglio 2009, n. 271
TAR di Bolzano - Sentenza 24 luglio 2009, n. 280
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 4. September 2009, Nr. 283
TAR di Bolzano - Sentenza 26 agosto 2009, n. 296
TAR di Bolzano - Sentenza 26 agosto 2009, n. 297
TAR di Bolzano - Sentenza 2 settembre 2009, n. 303
TAR di Bolzano - Sentenza 17 settembre 2009, n. 322
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 20. Oktober 2009, Nr. 347
TAR di Bolzano - Sentenza 22 ottobre 2009, n. 349
TAR di Bolzano - Sentenza 11 novembre 2009, n. 363
TAR di Bolzano - Sentenza 12 novembre 2009, n. 366
TAR di Bolzano - Sentenza 17 novembre 2009, n. 370
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 17. November 2009, Nr. 373
TAR di Bolzano - Sentenza 20 novembre 2009, n. 384
TAR di Bolzano - Sentenza 23 novembre 2009, n. 386
TAR di Bolzano - Sentenza 25 novembre 2009, n. 390
TAR di Bolzano - Sentenza 9 dicembre 2009, n. 395
TAR di Bolzano - Sentenza 14 dicembre 2009, n. 400
TAR di Bolzano - Sentenza 15 dicembre 2009, n. 401
TAR di Bolzano - Sentenza 15 dicembre 2009, n. 403
TAR di Bolzano - Sentenza 18 dicembre 2009, n. 410
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2002
2001
2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 11 vom 19.01.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 28 vom 10.02.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 28 del 10.02.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 35 del 17.02.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 36 del 17.02.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 42 del 21.02.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 43 del 21.02.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 60 vom 06.03.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 61 del 06.03.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 64 del 13.03.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 66 del 13.03.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 83 del 28.03.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 86 vom 28.03.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 89 del 05.04.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 107 del 14.04.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 114 vom 18.04.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 122 del 28.04.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 139 del 16.05.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 145 del 22.05.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 146 del 22.05.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 150 del 24.05.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 155 del 25.05.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 165 del 31.05.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 166 del 05.06.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 167 del 05.06.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 184 del 19.06.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 185 del 19.06.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 197 del 25.07.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 228 del 03.08.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 230 del 03.08.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 231 del 07.08.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 239 vom 28.08.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 240 vom 28.08.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 243 del 29.08.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 254 del 05.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 257 del 05.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 264 del 18.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 266 del 20.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 267 del 20.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 277 del 30.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 279 del 30.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 280 del 30.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 282 del 30.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 283 del 30.09.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 300 del 16.10.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 304 del 26.10.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 309 vom 26.10.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 315 del 26.10.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 319 del 26.10.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 321 del 30.10.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 325 del 09.11.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 325 vom 09.11.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 329 vom 18.11.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 329 del 18.11.2000
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 330 del 20.11.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 334 vom 06.12.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 335 vom 07.12.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 5 vom 14.01.2000
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 5 vom 14.01.2000
1999
1998
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Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 1 vom 20.01.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 25 vom 27.01.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 30 del 29.01.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 50 del 18.02.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 58 del 28.02.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 62 vom 10.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 62 del 10.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 65 del 10.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 66 del 10.03.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 67 vom 10.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. del 68 10.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 72 del 12.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 74 del 19.03.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 93 del 09.04.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 108 del 05.05.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 113 vom 07.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 114 del 08.05.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 116 vom 12.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 117 del 12.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 197 del 20.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 198 del 20.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 203 del 20.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 209 del 28.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 213 del 28.05.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 228 del 04.06.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 229 vom 04.06.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 235 del 10.06.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 249 del 16.06.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 254 del 24.06.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 292 del 21.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 295 del 21.07.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 296 vom 21.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 300 del 30.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 302 del 30.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 303 del 30.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 304 del 30.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 306 del 30.07.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 307 del 31.07.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 308 vom 31.07.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 315 vom 05.08.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 358 del 28.08.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 373 vom 01.09.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 375 del 03.09.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 382 vom 29.09.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 383 vom 29.09.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 385 del 29.09.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 392 del 30.09.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 407 del 08.10.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 460 del 22.10.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 469 del 31.10.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 476 del 06.11.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 489 del 17.11.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 494 del 18.11.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 496 del 18.11.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 499 del 19.11.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 515 del 28.11.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 521 vom 28.11.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Urteil Nr. 542 vom 15.12.1997
Verwaltungsgericht Bozen - Beschluß Nr. 8 vom 16.12.1997
T.A.R. di Bolzano - Ordinanza N. 10 del 22.12.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 567 del 22.12.1997
T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 572 del 23.12.1997
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09/11/2009 - Delibera N. 2717 del 09.11.2009
30/03/2009 - Delibera N. 922 del 30.03.2009
06/04/2009 - Delibera N. 989 del 06.04.2009
23/11/2009 - Delibera Nr. 2800 vom 23.11.2009
27/04/2009 - Delibera N. 1150 del 27.04.2009
08/06/2009 - Delibera N. 1572 del 08.06.2009
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19/01/2009 - Delibera N. 74 del 19.01.2009
30/12/2009 - Delibera Nr. 3155 vom 30.12.2009
07/09/2009 - Delibera N. 2201 del 07.09.2009
06/04/2009 - Delibera N. 1027 del 06.04.2009
08/06/2009 - Delibera N. 1588 del 08.06.2009
04/05/2009 - Delibera N. 1273 del 04.05.2009
15/06/2009 - Delibera 15 giugno 2009, n. 1600
15/06/2009 - Delibera N. 1605 del 15.06.2009
21/12/2009 - Delibera N. 3088 del 21.12.2009
07/01/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 7. Jänner 2009, Nr. 2
06/01/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 6 gennaio 2009, n. 6
26/01/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 26 gennaio 2009, n. 20
27/01/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 27 gennaio 2009, n. 24
29/01/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 29. Januar 2009, Nr. 29
09/02/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 9 febbraio 2009, n. 41
12/02/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 12. Februar 2009, Nr. 45
20/02/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 20 febbraio 2009, n. 62
27/02/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 27 febbraio 2009, n. 71
10/03/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 10 marzo 2009, n. 82
30/03/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 30 marzo 2009, n. 115
08/03/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 8 marzo 2009, n. 121
15/04/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 15 aprile 2009, n. 133
13/02/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 13 febbraio 2009, n. 49
17/02/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 17 febbraio 2009, n. 57
15/04/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 15 aprile 2009, n. 136
21/04/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 21 aprile 2009, n. 146
22/04/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 22 aprile 2009, n. 152
07/05/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 7. Mai 2009, Nr. 178
07/05/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 7 maggio 2009, n. 179
30/05/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 30 maggio 2009, n. 212
09/03/2009 - Delibera N. 695 del 09.03.2009
23/03/2009 - Delibera N. 889 del 23.03.2009
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16/02/2009 - Delibera N. 478 del 16.02.2009
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23/03/2009 - Delibera N. 829 del 23.03.2009
27/04/2009 - Delibera N. 1195 del 27.04.2009
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04/05/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 130 del 04.05.2009
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04/05/2009 - Delibera N. 1274 del 04.05.2009
25/05/2009 - Delibera N. 1438 del 25.05.2009
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08/06/2009 - Delibera N. 1508 del 08.06.2009
08/06/2009 - Delibera N. 1510 del 08.06.2009
24/06/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 196 del 24.06.2009
06/07/2009 - Delibera N. 1816 del 06.07.2009
08/07/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 209 del 08.07.2009
08/07/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 213 del 08.07.2009
13/07/2009 - Delibera N. 1829 del 13.07.2009
13/07/2009 - Delibera N. 1853 del 13.07.2009
14/07/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 226 del 14.07.2009
23/07/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 253 del 23.07.2009
27/07/2009 - Delibera N. 1958 del 27.07.2009
13/08/2009 - Delibera N. 1977 del 13.08.2009
13/08/2009 - Delibera N. 2049 del 13.08.2009
07/09/2009 - Delibera N. 2209 del 07.09.2009
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04/11/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 296 del 04.11.2009
30/11/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 315 del 30.11.2009
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14/12/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 334 del 14.12.2009
16/12/2009 - Corte costituzionale - Sentenza N. 341 del 16.12.2009
02/12/2009 - Corte costituzionale - sentenza 2 dicembre 2009, n. 328
03/06/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 3 giugno 2009, n. 215
23/06/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 23 giugno 2009, n. 226
24/06/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 24 giugno 2009, n. 227
08/07/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 8 luglio 2009, n. 256
16/07/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 16 luglio 2009, n. 270
16/07/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 16 luglio 2009, n. 271
24/07/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 24 luglio 2009, n. 280
04/09/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 4. September 2009, Nr. 283
26/08/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 26 agosto 2009, n. 296
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02/09/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 2 settembre 2009, n. 303
17/09/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 17 settembre 2009, n. 322
20/10/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 20. Oktober 2009, Nr. 347
22/10/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 22 ottobre 2009, n. 349
11/11/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 11 novembre 2009, n. 363
12/11/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 12 novembre 2009, n. 366
17/11/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 17 novembre 2009, n. 370
17/11/2009 - Verwaltungsgericht Bozen - Urteil vom 17. November 2009, Nr. 373
20/11/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 20 novembre 2009, n. 384
23/11/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 23 novembre 2009, n. 386
25/11/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 25 novembre 2009, n. 390
09/12/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 9 dicembre 2009, n. 395
14/12/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 14 dicembre 2009, n. 400
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18/12/2009 - TAR di Bolzano - Sentenza 18 dicembre 2009, n. 410
04/05/2009 - Delibera 4 maggio 2009, n. 1264
27/04/2009 - Delibera 27 aprile 2009, n. 1181
17/02/2009 - Contratto collettivo 17 febbraio 2009
22/10/2009 - Contratto collettivo 22 ottobre 2009
16/11/2009 - Delibera N. 2789 del 16.11.2009
26/01/2009 - Deliberazione della Giunta provinciale 26 gennaio 2009 , n. 165
02/02/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 2 febbraio 2009 , n. 4
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05/03/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 5 marzo 2009 , n. 12
24/03/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 24 marzo 2009 , n. 15
01/04/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 1 aprile 2009 , n. 17
08/04/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 8 aprile 2009 , n. 19
14/04/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 14 aprile 2009 , n. 20
08/05/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 8 maggio 2009 , n. 25
19/05/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 19 maggio 2009 , n. 28
19/05/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 19 maggio 2009 , n. 29
08/06/2009 - Delibera N. 1544 del 08.06.2009
25/06/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 25 giugno 2009 , n. 31
26/06/2009 - Legge provinciale 26 giugno 2009 , n. 3
08/07/2009 - Contratto collettivo8 luglio 2009
21/07/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 21 luglio 2009 , n. 34
25/08/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 25 agosto 2009 , n. 37
07/09/2009 - Legge provinciale 7 settembre 2009 , n. 4
10/09/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 10 settembre 2009 , n. 42
28/09/2009 - Delibera N. 2398 del 28.09.2009
14/10/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 14 ottobre 2009 , n. 46
16/10/2009 - Legge provinciale 16 ottobre 2009 , n. 6
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19/10/2009 - Delibera N. 2510 del 19.10.2009
02/11/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 2 novembre 2009 , n. 49
02/11/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 2 novembre 2009 , n. 51
04/11/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 4 novembre 2009 , n. 52
09/11/2009 - Delibera N. 2740 del 09.11.2009
13/11/2009 - Legge provinciale 13 november 2009 , n. 8
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16/11/2009 - Delibera N. 2756 del 16.11.2009
16/11/2009 - Delibera N. 2780 del 16.11.2009
17/11/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 17 novembre 2009 , n. 55
24/11/2009 - Accordo24 novembre 2009
27/11/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 27 novembre 2009 , n. 57
02/12/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 2 dicembre 2009 , n. 58
14/12/2009 - Beschluss N. 2913 del 14.12.2009
14/12/2009 - Delibera N. 2916 del 14.12.2009
14/12/2009 - Delibera N. 2978 del 14.12.2009
21/12/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 21 dicembre 2009 , n. 60
22/12/2009 - Legge provinciale 22 dicembre 2009 , n. 12
30/12/2009 - Delibera N. 3167 del 30.12.2009
30/12/2009 - Delibera N. 3197 del 30.12.2009
09/04/2009 - Legge provinciale 9 aprile 2009 , n. 2
28/09/2009 - Delibera 28 settembre 2009, n. 2406
03/02/2009 - Contratto collettivo 3 febbraio 2009
11/11/2009 - Contratto di comparto 11 novembre 2009
09/04/2009 - Legge provinciale 9 aprile 2009 , n. 1
09/11/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 9 novembre 2009 , n. 54
02/09/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 2 settembre 2009 , n. 40
29/04/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 29 aprile 2009 , n. 24
23/12/2009 - Legge 23 dicembre 2009 , n. 191
26/10/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 26 ottobre 2009 , n. 48
22/12/2009 - Legge provinciale 22 dicembre 2009 , n. 11
24/11/2009 - Contratto di comparto 24 novembre 2009, n. 0
21/07/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 21 luglio 2009 , n. 33
04/02/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 4 febbraio 2009 , n. 6
05/05/2009 - Accordo 5 maggio 2009
19/05/2009 - Decreto del Presidente della Provincia 19 maggio 2009 , n. 27
28/09/2009 - Legge provinciale 28 settembre 2009 , n. 5
24/11/2009 - Contratto collettivo 24 novembre 2009
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