T.A.R. di Bolzano - Sentenza N. 99 del 15.03.2005
Vendita al dettaglio in zona di verde agricolo - limitazioni - riflessi sul diritto di proprietà

Sentenza del 15 marzo 2005, n. 99; Pres. Mosna, Est. Falk Ebner
L'art. 107 co. 25 della LP 11 agosto 1997 n. 13, nel disciplinare il verde agricolo, alpino e boschivo, pone il divieto del rilascio di autorizzazioni commerciali per l'apertura, il trasferimento e l'ampliamento di esercizi di commercio al dettaglio in tali zone, consentendo peraltro la continuazione di detta forma di commercio solo sulla superficie di vendita già autorizzata. Tale limitazione trova fondamento in esigenze urbanistiche consistenti nella tutela e salvaguardia dell'assetto urbanistico del territorio ed in particolare del verde agricolo, in applicazione del principio costituzionale della libertà di iniziativa economica privata, che non ha valore assoluto ma incontra limiti nell'utilità sociale e quindi nell'interesse della collettività.
È manifestamente infondata la questione di illegittimità costituzionale dell'art. 107 co. 25 della legge provinciale 11 agosto 1997 n. 13 per violazione del terzo comma dell'art. 42 della Costituzione, non avendo tale disposizione carattere sostanzialmente espropriativo. Come già affermato dalla Corte Costituzionale, il diritto di proprietà privata non appare svuotato di contenuto per il fatto che la legge garantisce, facendo salvi i diritti acquisiti, che il titolare di una licenza commerciale al dettaglio e proprietario di un immobile con destinazione edilizia di commercio al dettaglio in zona di verde agricolo possa mantenere l'autorizzazione di commercio a condizione che prosegua nell'attività commerciale al dettaglio sulla superficie autorizzata. Il disposto di cui all'art. 107 citato, pertanto, si configura come una ipotesi che non intacca lo jus aedificandi della proprietà privata ma ne limita lo jus utendi, nel senso che per esigenze urbanistiche comprime solo l'utilizzazione commerciale della proprietà stessa. Dall'esclusione del carattere sostanzialmente espropriativo consegue quindi l'impossibilità che alla – volontaria – cessazione dall'attività commerciale in parola possa derivare il diritto ad un indennizzo.

In vigore al

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